Reti e manufatti infrastrutturali possiedono normalmente un’importante componente fisica, che fa di essi entità territoriali in grado di modificare radicalmente la geografia dei luoghi e di alterare profondamente interessi economici, sistemi ambientali e assetti sociali consolidati. Come conseguenza di ciò la loro realizzazione e trasformazione implica scelte localizzative che possono sovente creare tensioni, nel momento in cui esse pongono in competizione modelli di vita ed equilibri sociali diversi e spesso contrapposti.
Le scelte legate alle reti infrastrutturali richiedono necessariamente la definizione di alcune priorità rispetto a istanze differenti. In primo luogo le reti agiscono su più scale, da quella più ampia a quella più locale, e non sempre i benefici sono ugualmente riconoscibili. Più le reti hanno una dimensione territoriale ampia, più innescano problemi tra i benefici di sistema e il peso sulle realtà locali. La dimensione fisica e tecnica delle infrastrutture è in secondo luogo spesso invasiva ed entra sovente in conflitto con i sistemi ambientali locali, contrapponendo i valori dell'ecologia e del paesaggio alle razionalità di ordine funzionale e tecnico.
Lo sviluppo dei sistemi infrastrutturali richiede inoltre - a maggior ragione in un regime di scarsità di risorse - la definizione di priorità tra interventi ordinari e straordinari, ovvero tra le operazioni di innovazione basate su radicali cambiamenti e quelle viceversa di adeguamento e innalzamento degli standard del sistema esistente.
Le reti infrastrutturali sono infine spesso caratterizzate da tempi molto lunghi di realizzazione e di sviluppo; caratteristica, questa, che entra in conflitto sia con i tempi necessariamente più brevi dei processi decisionali e delle relative valutazioni, sia con il fisiologico mutare dei modelli di vita, delle emergenze sociali e delle tecnologie disponibili, il che produce inevitabilmente ripercussioni sulla definizione delle priorità.