a cura di Archivio Scientifico e Tecnologico-ASTUT dell'Università di Torino e di Dipartimento di Architettura e Design-DAD e Area Cultura e Comunicazione del Politecnico di Torino
Margherita Bongiovanni, Elena Dellapiana, Mara Fausone, Marco Galloni, Annalisa B. Pesando, con al collaborazione di Francesca Gervasio.
In collaborazione con il progetto "VICINI. La Scienza per la Città al Valentino" dell'Università di Torino
Apertura mostra dal 10 novembre al 3 dicembre 2022, presso la Sala Colonne e il Piano Nobile (Sala Gigli e Sala Valentino) del Castello del Valentino, Viale Mattioli 39, Torino.
Prenotazioni per la mostra sul sito del Castello del Valentino a questo link
La mostra verrà inaugurata giovedì 10 novembre alle ore 12:00 presso la Salone d'Onore del Castello del Valentino, in viale Mattioli 39 a Torino (maggiori informazioni a questo link)
Collegata alla mostra è la conferenza "Ricerca tecnico-scientifica e cosa pubblica", in programma giovedì 10 novembre alle ore 9:00 presso l'Aula Magna "Giovanni Bizzozero" dell'Università di Torino, in corso Raffaello 30 (maggiori informazioni a questo link)
Torino a fine ‘800 è un laboratorio sperimentale all’avanguardia in grado di coniugare ricerca tecnico-scientifica con la ricerca medica per migliorare le condizioni di lavoro e di salute della classe operaia.
Attraverso le grandi opere come i trafori internazionali, il Fréjus il primo in ordine di tempo, si sperimentano tecniche e soluzioni per meccanizzare il lavoro dell’uomo al fine di renderlo meno usurante e al contempo medici e fisiologi studiano l’ambiente lavorativo e ricercano soluzioni per prevenire malattie, diffusione di contagi e definiscono analisi per misurare “la fatica dell’uomo” al fine di ridurre gli orari di lavoro.
Le grandi opere diventano quindi un campo di sperimentazione che si riflette in seconda battuta sulle industrie medio-piccole, non solo nello studio compositivo e igienico degli ambienti di lavoro, ma anche nella prevenzione dagli infortuni. A partire dal 1909 Torino si dota di un Museo permanente di igiene industriale per educare i lavoratori all’uso di strumenti meccanizzati e per divulgare nuovi metodi di lavoro. Analogamente a partire dal 1904 nasce il primo Dispensario per lattanti italiano, in via Sacchi 3 a Torino, per prevenire la mortalità infantile attraverso visite pediatriche settimanali e istruzioni precise sull’uso e la conservazione del latte vaccino sterilizzato preparato in laboratori specifici. Nel 1910 erano già 8 le sezioni del Dispensario a Torino, suddivise per quartieri.
Nel 1908 sempre a Torino nasce la prima scuola popolare di igiene italiana per impostare una cultura sanitaria collettiva e prevenire malattie e epidemie (tifo, colera, tubercolosi).
La decisa opera di debellare epidemie e malattie nella seconda metà dell’800 in Italia viene portata avanti dal medico igienista Luigi Pagliani con l’attuazione di una vera e propria rivoluzione sanitaria. A livello urbanistico vengono realizzati acquedotti, fognature, servizi pubblici, cimiteri, ospedali, scuole ecc… ma il tema primario per un “benessere sociale” è la casa per tutti.
Nel 1901 Torino ha circa un terzo della popolazione che vive in uno stato igienico precario (oltre 87 mila abitanti su 330 mila). La situazione più comune è un unico vano-locale occupato da una famiglia composta da circa 12 persone. La maggioranza dei vani sono soffitte e ammezzati con qualche caso di abitazione sotterranea.
La casa popolare con il bagno come elemento di vera novità, con l’acqua corrente e il sifone che tiene lontani parassiti e odori sgradevoli diventa il campo di sperimentazione per architetti, igienisti, biologi e medici. Anche in questo ambito Torino apre nuove strade di studi all’avanguardia anticipando la legge sull’igiene di Crispi-Pagliani del 1888 e le procedure per le case popolari che prendono avvio a inizio ‘900.
Analogamente nell’ambito dell’agricoltura, primo motore economico della giovane Italia, gli ingegneri investono sui motori agricoli e i chimici sulle colture per ottimizzare le lavorazioni e migliorare la dieta per sfamare la popolazione in aumento.
La mostra nasce dalla collaborazione tra Politecnico e Università di Torino nell’ambito della programmazione di Biennale Tecnologia - evento culturale periodico organizzato dal Politecnico che mette in relazione la tecnologia con l’umanità - e il progetto di Public Engagement dell’Università titolato VICINI che intende riportare l’attenzione sul polo scientifico del Valentino e in particolare sulla nascita della “Città della Scienza”, i quattro palazzi universitari realizzati sul finire dell’Ottocento per dare una giusta collocazione alle facoltà di scienze e di medicina. Entrambi i progetti di ateneo hanno come obiettivo avvicinare la Scienza alla Comunità proponendo una riflessione su come la ricerca tecnologica e medica ha contribuito e possa contribuire alla costruzione di una società più giusta, inclusiva e democratica.
In questo contesto nasce la mostra dedicata a “La Cosa Pubblica” che intende raccontare l’evoluzione iniziata nella seconda metà dell’800 in campo scientifico a Torino con particolare attenzione ai temi dell’igiene, del lavoro, della casa per tutti e del miglioramento della qualità alimentare che hanno influito sulla costruzione della moderna società contribuendo a innalzare il livello sociale e culturale della classe operaia mediante un benessere allargato. La mostra nella sua narrazione prevede l’esposizione di oggetti conservati nelle collezioni dei due atenei torinesi per testimoniare e dare corpo alla narrazione: le collezioni del Politecnico e dell’Università infatti conservano un ricchissimo patrimonio, attualmente non accessibile al pubblico. La speranza è che in un futuro non troppo lontano anche la città di Torino possa dotarsi di una esposizione permanente di questi giacimenti culturali, composti spesso da pezzi unici al mondo.
I temi principali della mostra sono:
Lavoro e sicurezza: partendo dall’industria estrattiva per la realizzazione dei primi trafori transfrontalieri si prendono in esame i sistemi di ventilazione per il ricambio d’aria e per lo studio della fatica umana per migliorare la strumentazione a servizio dell’uomo. Dalla perforatrice di Sommeiller per il traforo del Frejus - considerato tra le principali opere della scienza moderna dell’Ottocento insieme al canale di Suez – allo studio delle malattie che colpivano i minatori al miglioramento delle condizioni di lavoro: si sviluppano le prime ricerche sulla prevenzione degli infortuni e sull’igiene nel mondo del lavoro.
La città e la casa per tutti: una nuova composizione spaziale e criteri di igiene cercano di risolvere la questione sociale della casa e migliorare le condizioni igienico-sanitarie della vita quotidiana che si riflettono anche sulla città e sui servizi pubblici e arredi urbani: tra le varie iniziative si pongono le basi per pensare ad una città con un sistema di fognature, acquedotti che assicurino l’arrivo di acqua potabile in ogni casa, si diffonde l’illuminazione pubblica, nascono scuole dotate di servizi igienici e docce, si risanano quartieri malsani e in particolare si costruiscono case popolari con prezzi controllati e con attente norme igienico-sanitarie.
Cibo e salute: la modernizzazione dei sistemi agricoli, la conoscenza e la selezione delle colture più adeguate a sfamare la popolazione che aumenta, la costruzione di ospedali secondo nuovi criteri per limitare il diffondersi delle malattie, la produzione di vaccini, la nascita di dispensari che sostengono gli indigenti, i malati, le donne in difficoltà, permettono di debellare alcune malattie, ridurre l’incidenza di altre e di portare un maggiore sollievo e benessere.