È significativo il fatto che il termine “transizione” sia una delle parole chiave oggi più ricorrenti per indicare il sempre più necessario cambio di paradigma rispetto ai modi con cui l’umanità si relaziona con il pianeta e con le sue risorse. Più che un mutamento localizzato in un preciso momento storico, la transizione indica un processo evolutivo, individua un percorso e ne definisce i traguardi intermedi; ma soprattutto il concetto di transizione propone un’idea di sviluppo che non procede per radicali rivoluzioni, ma attraverso costanti miglioramenti dei modelli attuali.

In questo processo, che rappresenta una delle sfide centrali della contemporaneità, le reti infrastrutturali e i relativi modelli di funzionamento costituiscono uno strumento essenziale, dal momento che cambiamenti profondi nelle modalità di funzionamento della società e nell’impiego pubblico delle risorse implicano necessariamente conseguenze altrettanto importanti nell’organizzazione sociale e fisica dei luoghi.

I crescenti fabbisogni energetici delle popolazioni a più alto reddito e il consumo estensivo di risorse limitate richiedono in generale all’umanità, ma soprattutto alle società basate su modelli di sviluppo ad alto consumo energetico, da un lato uno sforzo sempre più deciso nella direzione dell’uso di risorse rinnovabili, dall’altro una maggiore efficienza dei sistemi di produzione e parallelamente una gestione più efficiente del ciclo dei rifiuti, capace di rimettere in circolo quote via via crescenti di risorse materiali recuperate dagli scarti.

La sfida della transizione – energetica in primo luogo, ma più in generale legata al cambiamento dei modelli di sviluppo che reggono la nostra società – si giocherà nel prossimo futuro sulla capacità  di saper coniugare innovazione tecnologica e realtà esistenti nella direzione di una sempre maggior efficienza e giustizia energetica.

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